giovedì 15 luglio 2010

Amico Kaurismaki

In questi giorni mi torna spesso in mente il film “L’uomo senza passato”, con i suoi dialoghi rarefatti, la poesia nascosta e la speranza tra le pieghe - un film che ho visto nel dicembre 2002, non lo dimenticherò mai, in uno dei giorni peggiori della mia vita.
E mi è venuto un lampo, un pensiero chiaro e pulito, una fotografia perfetta di come invece siamo spesso uomini senza futuro, di come abbiamo spesso troppo passato che ci tiene per le caviglie come un sympa babau.
Debiti di ossigeno, di sentimenti e di denaro ci tengono bloccati, ci impediscono di contemplare la possibilità di un’isola – ansie che vengono da lontano, abbandoni fatti e ricevuti, disincanto per la bellezza degli esseri umani e un mutuo ventennale ci incendiano le ali e ci lasciano sulla scogliera, pieni di livore.
Incapaci, addolorati – e soli – ci rifugiamo nel passato e ricordiamo e ci nutriamo di cibi in scatola scaduti, ammuffiti, elavati a consolazione perché parte del periodo più bello di noi, un amarcord che sa di cancrena.

E l’insalata fresca ci marcisce nel campo, Kaurismaki non ne sarebbe mica contento, eh.

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