lunedì 10 novembre 2008

Volevo essere un Mulefa a Torino

Week end a Torino, all'insegna del romanticismo, del contemporaneo e del relax.
Albergo che da solo meritava il viaggio, lampade* che, da sole, meritavano una denuncia per furto e cenetta in antico palazzo dal respiro potente.
Tutto bellissimo, la compagnia, le Luci d'artista che coloravano Piazza San Carlo, gli abiti America anni '60 scovati fra risolini e sfilate improvvisate, il bicerin e i cuneesi al rhum che mi ubriacano in zero attimi e i progetti di design da replicare a casa, con l'ausilio di un trapano.

Potevo non rovinare tutto?
La scelta delle calzature si è rivelata Peggior Idea 2008: stivale da unicorno intrappolato [Unicorno Diego, che sarei io] ai piedi e decolté tacco 10 nel bagaglio.
No scarpe da ginnastica, le mise black-colore fluo-accessori appariscenti non le contemplavano, nemmeno come botta sdrammatizzante post-futurista.
Per un week end fai la Signora, che cazzo!, si disse la Marchesa.

Tutto bene fino a domenica mattina.
Domenica Diego capisce che un ulteriore giorno di stivale sarebbe stato chiedere troppo ai poveri piedini.
Opta per le decoltè che, pur se alte, sono comode come pantofole.
Dopo due ore Diego si accorge che qualcosa non va.
Tutto il piede destro urla di dolore e si rifiuta di andare oltre.
Egli si accascia sulla fontana di Eva [o chi cazzo è] e non riesce a rialzarsi.
Prova, si alza, si risiede, barcolla.
Niente.
Una vescica di diametro 5 cm si staglia sotto la giuntura delle povere dita.
Decide di proseguire, testa alta, scalza, tacchi in mano, fingendosi reduce da sa cristoincroce che party devastante.

Poi appare Lei.
La Upim.
Aperta, in una domenica mattina d'autunno, pronta ad accogliere Diego e il Bastone Della Vecchiaia come una novella Arca.

La cosa meno adatta ai piedi di una donna grassa, vestita di nero, una collana gigantesca e calze color carota, una donna che non ha più i tacchi ad aiutarla nel tentativo di allungare un polpaccio enorme, non è essere a piedi nudi, no, lo pensavo anche io.
Ho pensato, ecco: sono scalza, che può esserci di peggio?

Può esserci che alla Upim abbiano solo ciabattine rasoterra di pelus GHEPARDATO, con un fiocco di raso nero*.
Le ho comprate, ovvio.

Essere un Mulefa sarebbe bellissimo.
[chi non sa cosa è un Mulefa è un senza dio]

*c'erano documenti fotografici ma sono riuscita a cancellare le foto con la mia incredibile demenza, non so nemmeno io come, mi spiace moltissimo

3 commenti:

Patty ha detto...

Scusami mulefa...ma come posso non leggere il tuo blog?
:-))

marco macchi ha detto...

Quand ha det mulefa, a gò piò vist.

CarneVioletta ha detto...

ahahahaa, Nohair, mi fai sempre ridere quando fai così