Ieri sera ho visto uno spettacolo di Beha, alcune cose perdibili, altre molto interessanti.
Su tutto forse il passaggio migliore è stato quello sulla meritocrazia, valore perduto e deriso in un Paese allo sbando, dove non conta più quel che vali ma che cognome porti, che amici hai, chi ti deve un favore.
Dove tutti credono di poter far tutto, di meritare tutto, di poter calpestare tutti "perché io valgo" .
Eh, no.
Il talento, come la bellezza vera, è un dono raro e prezioso.
Andrebbe coccolato, difeso, fatto fruttare, esaltato.
Invece un paio di coglioni: i figli di prendono il posto di quelli che potrebbero far bene, di chi avrebbe qualcosa da dare.
E finché parliamo di avere un capo incompetente MA figlio di Papà o una capo-ufficio inadatta MA amica del Presidente possiamo pure abbozzare, ma quando si parla di cosa pubblica, di aziende centrali per il Paese, di spazi della cultura, di Università, di ospedali, beh, allora avere un calendario alla mano e scendere tutti i Santi mi pare il minimo.
Ma io mi chiedo, come è accaduto?Quando?
Perché la chiave è lì, forse se capiamo dove e quando allora possiamo farci qualcosa, possiamo metterci mano, togliere questo macigno sullo stomaco di tanti che tanto non cambia niente, che tanto se non conosci nessuno il tuo destino è segnato.
Io, in terza media, ho vinto il secondo premio ad un concorso di poesia, con una poesia che non ricordo nemmeno, dal tanto era fondamentale per l'Umanità.
Mia madre era così fiera delle centomila lire in buoni libri vinte che mi sembrava veramente di essere una Grande Poetessa.13 anni.
Poi, però, ho letto la poesia di Francesca, quella che ha vinto il primo premio.
Me la ricordo ancora: uno schiaffo a mano aperta, un grido così bello che mi sono vergognata di aver pensato che il mio fosse talento.
Il suo lo era e lo è, il mio era un dilettantistico esercizio di presunzione.
E oggi son qui che mi chiedo quanti, invece, con un cognome e una coscienza diversi, hanno messo via questa vergogna e rubano il posto alle Francesca d'Italia, me lo chiedo e me ne dolgo moltissimo.
venerdì 18 aprile 2008
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2 commenti:
Per quanto riguarda lo spettacolo di Beha su Pasolini io ho preferito, e di molto, lo spettacolo di Lucarelli; altro taglio, più personale, meno politico, con aspetti inediti di vita che difficilmente si possono trovare in vecchi libri od articoli del Corriere. Non so poi quanto sia in effetti così attuale l'opera di Pasolini, o quanto sia la politica, il sistema Italia ad essere sempre uguale a se stesso. Per quanto riguarda il concetto di merito, parentesi, concordo, più significativa del monologo di Beha, io personalmente nel mio fottuto piccolo da anni boicotto prodotti L'Oréal, che almeno paghino dei pubblicitari più accorti, a me che la Shiffer ci faccia sapere che "LEI vale" m'indispone assai. Ora, da un paio d'anni, hanno rivisto la cosa e, sì, "NOI valiamo". No, care le mie attriSCI, 'fanculo. Come metodo di sopravvivenza alle persone appendici DI sto puntando sulla pazienza, i cancheri non funzionano.
eh ma anche la pazienza comincia a latitare, you know
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