mercoledì 18 giugno 2008

Sabato 28


Io ci sarò, non ci saremo.
A chi dice
è tutto un culo in aria e paillettes, non mi ci riconosco,
tanto non serve a niente,
non otterremo mai nulla se non ci "normalizziamo": via le piume!,
è solo una carnavalata

io rispondo: vieni a vedere, non fidarti di Emilio Fede.

E aggiungo: se devono "normalizzarsi" i gay, per ottenere dei diritti, perché non devono normalizzarsi tutti quest* ragazzin* eterosessuali con il culo de fora?
Ho diritto a tutto anche se indosso un boa di struzzo, sia chiaro.

13 commenti:

Demoiselle Tucano ha detto...

Scetticismo alla n. Non è una questione di forma, è una questione comunicativa; io da etero ignorante mi aspetto molto e temo rimarrò delusa. O forse sto fraintendendo e devo pensare semplicement di partecipare ad una festa.

Manu_Ale ha detto...

il culo di fuori dei/delle (ma soprattutto dei) ragazzin*, nun se pò vedè!!
(ieri ne ho visto uno, maaaaaagro, bruuuutto, con le mutante nere tutte in bella vista. ma perchè. perchè alla mia prima passeggiata nel primo giorno di sole dopo un mese che piove, devo essere testimone di tanta miseria)

[Ma quando sarà il Pride day?]

Manu_Ale ha detto...

mmmmmh...
forse sabato 28?!!!
l'ho letto ora..
(sono pronta per la casa di riposo).

CarneVioletta ha detto...

:-)
già: 28 giugno 2008, Bologna.
Demoiselle, l'importante è esserci.
E vedere con i propri occhi le cose, per vedere che è vero che alla tivvù fanno vedere solo la minima parte che fa comodo.
Non che quella parte sia da censurare, è che si presta ad essere strumentalizzata, ridicolizzata, come tutte le posizioni estreme.

D'altra parte c'è da stare poco allegre anche da femmine etero: la Mercedes ci insegna che è ora di "riprendersi la femminilità" strappando i pantaloni e mettendo la gonna, sorridendo dolci dolci e smettendola di fare le aggressive.
Sic.
Il salto logico l'hai capito, lo so, non farmelo spiegare, eh.

Demoiselle Tucano ha detto...

Il mio è un approccio sbagliato, probabilmente, credo di dover partecipare ad una sorta di convegno ed invece, con buona approssimazione, mi troverò ad una bella festa. Potrò però fare dichiarazioni genere "ah, non ho recepito nulla, uff, che dispersione di energie, cazzo che mancanza di direzione" e simili senza offendere nessuno?

Demoiselle Tucano ha detto...

Aggiungo: ciò non significa che altrove la prospettiva sia migliore. Le poverette che investono tempo e denaro in trucco, parrucco, locali senza avere altre risorse rimangono delle poverette, qualsiasi sesso gradiscano.

CarneVioletta ha detto...

Copio una spiegazione affatto sintetica su "come nasce e che significa Gay pride" e sul perché c'è gente col culo di fuori.
E' lungo ma interessante.


Per cominciare meglio chiarire che l'orgoglio gay si basa su tre assunti principali:

1.che le persone dovrebbero essere fiere di ciò che sono,
2.che la diversità sessuale è un dono e non una vergogna,
3.che l'orientamento sessuale e l'identità di genere sono innati o comunque non possono essere alterati intenzionalmente.
Questi sono i punti cardine delle richieste più "generiche" dei Gay Pride Parade.

Tutto parte dai cosiddetti moti di Stonewall,che furono una serie di violenti scontri fra gli omosessuali e la polizia a New York cominciati nella notte del 27 giugno del 1969 (ecco perchè il 28 giugno è la giornata internazionale dell'orgoglio omosessuale).

Fino agli anni '60, la polizia americana, faceva regolarmente incursione nei locali frequentati da omosessuali registrando l'identità dei presenti al momento dei raid, che in alcune occasioni veniva anche pubblicata sui quotidiani.

La polizia usava tutti i motivi che riusciva a escogitare per giustificare un arresto con accuse di indecenza: baciarsi, tenersi per mano, indossare abiti del sesso opposto, o anche il semplice essersi trovati nel bar al momento dell'irruzione erano pretesti regolarmente usati.


Nel 1965, però, furono elette a New York due figure fondamentali per il cambiamento di corrente: John Lindsay e Dick Leitsch.

John Lindsay, Repubblicano liberale, venne eletto sindaco di New York con una piattaforma riformatrice.

Dick Leitsch divenne presidente della Mattachine Society a New York ed era considerato relativamente militante rispetto ai suoi predecessori, credeva nelle tecniche di azione diretta comunemente usate da altri gruppi per i diritti civili degli anni 1960.

L'attivismo di Leitsch portò al cambiamento delle politiche della polizia che stava in strada anche per incastrare i gay e accusarli di atteggiamenti osceni.

Il commissario, Howard Leary, istruì le forze di polizia perché non adescassero i gay spingendoli a infrangere la legge e richiese inoltre che ogni poliziotto in borghese avesse un civile come testimone quando veniva arrestato un gay.

Ciò pose quasi fine al cosiddetto entrapment (la pratica dell'adescamento con lo scopo di arrestare) dei gay con tali accuse a New York.

Era solo un primo passo. La seconda iniziativa di Leitsch fu assai più provocatoria: condusse un "sip in" (il termine deriva da "sit in", e sip significa "sorseggiare") allo scopo di sfidare la State Liquor Authority (SLA) sulle sue politiche circa i bar gay.

Fino al '66, infatti, un bar poteva vedersi revocata la sua licenza di vendita di liquori se serviva da bere volontariamente a un gruppo di tre o più omosessuali.

Per il sip-in Leitsch aveva avvisato la stampa e progettato un incontro in un bar con altri due uomini gay, quando il barista del Julius li mandò via, reclamarono davanti alla commissione cittadina per i diritti umani.

In seguito la SLA dichiarò che il suo dipartimento non proibiva la vendita di liquori agli omosessuali e alcune sentenze giudiziarie dichiararono che erano richieste "prove sostanziali" per poter revocare una licenza per gli alcolici.

I baci tra due uomini non erano più considerati comportamento indecente.

Da quel momento i gay bar aumentarono considerevolmente nella Grande Mela.

Nel 1969, anno della rivolta dello Stonewall Inn, i bar per gay erano ormai legali ma si era sotto elezioni per il sindaco e John Lindsay, che aveva perso le primarie del suo partito, aveva motivi per chiedere un repulisti dei bar della città.

Lo Stonewall Inn forniva ottimi pretesti per un intervento della polizia. Operava senza licenza per i liquori, aveva legami con il crimine organizzato, e forniva dei go-go boys scarsamente abbigliati come intrattenimento.

Il vice ispettore Seymour Pine, che guidò l'incursione nel bar della prima notte, sostenne che gli venne ordinato di chiudere lo Stonewall Inn perché era il luogo principale ove raccogliere informazioni sugli uomini gay che lavoravano a Wall Street: un incremento nel numero di furti organizzati in aziende di brokeraggio di Wall Street aveva portato la polizia a sospettare che dietro a questi furti ci fossero gay che venivano ricattati.

Gli avventori dello Stonewall erano abituati a questi raid e il personale era generalmente in grado di riaprire il bar nella notte stessa o in quella seguente.

Perchè, allora, nella notte tra il 27 e il 28 giugno le cose andarono diversamente?

Le spiegazioni sono due.

La prima è storica, sottolinea come la situazione fosse matura per una ribellione, dopo la crescita del movimento anti-autoritario e di protesta del "Sessantotto", specie quello contro la guerra del Vietnam, a cui avevano partecipato in altra veste molti dei gay che presero parte ai moti.

Era nell'aria l'idea che le minoranze avessero il diritto di rivendicare una loro dignità.

Da questo punto di vista, il modello fornito dal movimento per i diritti civili dei neri influenzò molto i militanti gay della prima ora, come dimostra il fatto che lo slogan "Gay power" (potere gay) che venne lanciato durante i disordini, derivava direttamente dallo slogan "Black power" (potere nero).



La rivolta del 28 giugno 1969 è considerata un momento di rottura nella storia della comunità omosessuale proprio perché ciò che ne venne fuori aveva molte più somiglianze con i movimenti di lotta politica non gay di quegli anni, piuttosto che con i movimenti omofili che fino a quel giorno avevano condotto la lotta per i diritti degli omosessuali.
La principale differenza fu che mentre il movimento omofilo cercava d' integrare gli omosessuali nella società così come essa era, il nuovo movimento, che si autodefinì, usando un termine gergale, gay, rifiutava l'integrazione in una società giudicata incapace di accettare le diversità, sostenendo che essa andasse rivoluzionata.


La seconda spiegazione è più popolare e fa parte del folklore della comunità.

Collega i moti del giugno 1969 con la morte, avvenuta una settimana prima, di Judy Garland, un'importante icona culturale gay.

Proprio il 27 giugno si erano tenuti i funerali dell'artista e si stima che 12.000 persone, sulle 22.000 che vi partecipavano, fossero omosessuali. Molti degli avventori dello Stonewall quindi sarebbero stati ancora provati emotivamente quando quella notte avvenne l'irruzione (tesi resa celebre dal film Stonewall!).

Il mito ha preso il sopravvento sulla realtà a quanto pare, dato che molti dei partecipanti alla rivolta dichiararono ripetutamente in seguito che la morte di Judy Garland non fu fattore motivante.

La prima spiegazione degli scontri è giustificata, oltre che storicamente, anche dalle dinamiche del ride.

Lo Stonewall Inn non era certo nuovo ad incursioni della polizia.

Generalmente,però, il sesto distretto avvisava i gestori dello Stonewall Inn prima di un raid.

Questi raid venivano compiuti abbastanza presto la sera, in modo da permettere il normale ritorno agli affari per le ore di punta della notte.

Il 28 giugno le cose andarono diversamente, all'1 e 20 di notte, otto ufficiali del primo distretto, uno solo dei quali in uniforme, entrarono nel bar di Christopher Street.

Gran parte degli avventori fu in grado di sfuggire all'arresto, poiché gli unici arrestati furono "coloro i quali si trovavano privi di documenti di identità, quelli vestiti con abiti del sesso opposto, e alcuni o tutti i dipendenti del bar".

Qui il racconto entra nel mito e i dettagli della rivolta cambiano a seconda dei racconti dei testimoni.


Secondo un resoconto, una transgender di nome Sylvia Rivera scagliò una bottiglia contro un agente, dopo essere stata pungolata con un manganello.

Un'altra versione dichiara che una lesbica, trascinata verso un'auto di pattuglia, oppose resistenza, incoraggiando così la folla a reagire.

In ogni caso, la mischia si accese in mezzo alla folla, che presto ebbe la meglio sulla polizia.

Intontiti, i poliziotti si ritirarono all'interno del bar.

Il cantante eterosessuale Dave van Ronk, che stava passeggiando nella zona, venne afferrato dalla polizia, trascinato nel bar e picchiato.

Gli attacchi della folla non cessavano.


Alcuni cercarono di appiccare il fuoco al bar.

Altri usarono un parchimetro come ariete per costringere gli agenti ad uscire.


La notizia della rivolta si diffuse rapidamente e molti residenti, così come gli avventori dei bar vicini, accorsero sulla scena.

Nel corso della notte la polizia condusse fermi indiscriminati di persone apparentemente omosessuali e le picchiò.

Solo nella prima notte vennero arrestate 13 persone e vennero feriti quattro agenti di polizia, oltre a un numero imprecisato di dimostranti.

Almeno due dimostranti vennero picchiati selvaggiamente dalla polizia.

Bottiglie e pietre vennero lanciate dai dimostranti che scandivano lo slogan "Gay Power!".

La folla, stimata in 2.000 persone, battagliò contro oltre 400 poliziotti.

La polizia mandò rinforzi e una squadra anti-sommossa originariamente addestrata per contrastare i dimostranti contro la Guerra del Vietnam.

Le squadre anti-sommossa arrivarono per disperdere la folla, ma non riuscirono nel loro intento e vennero bersagliate da pietre e altri oggetti.

Ad un certo punto si trovarono di fronte a una fila di drag queen che le prendeva in giro cantando:

We are the Stonewall girls
We wear our hair in curls
We wear no underwear
We show our pubic hair
We wear our dungarees
Above our nelly knees!
("Siamo le ragazze dello Stonewall / abbiamo i capelli a boccoli / non indossiamo mutande / mostriamo il pelo pubico / e portiamo i nostri jeans / sopra i nostri ginocchi da checche!")

Alla fine la situazione si calmò.

La folla, però, ricomparve la notte successiva e le schermaglie tra rivoltosi e polizia proseguirono fino alle 4 del mattino.

Il terzo giorno di rivolta si svolse cinque giorni dopo il raid allo Stonewall Inn.

In quel mercoledì, 1.000 persone di radunarono al bar e causarono gravi danni alle cose.

La rabbia contro il modo in cui la polizia aveva trattato i gay nei decenni precedenti affiorò in superficie.

Vennero distribuiti volantini con la scritta, "Via la mafia e gli sbirri dai bar gay!"

Le forze che ribollivano prima della rivolta non erano emerse in superficie.

La comunità creata dalle organizzazioni omofile dei due decenni precedenti aveva creato l'ambiente perfetto per la nascita del Movimento di liberazione gay.

Per la fine di luglio a New York si formò il Gay Liberation Front (GLF), e per la fine dell'anno il GLF comparve in città e università di tutti gli Stati Uniti.


Organizzazioni simili vennero presto create in tutto il mondo: Canada, Francia, Regno Unito, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Australia e Nuova Zelanda (in Italia si dovette aspettare fino al 1971).

L'anno seguente, in commemorazione dei moti di Stonewall, il GLF organizzò una marcia dal Greenwich Village a Central Park.

Tra i 5.000 e i 10.000 uomini e donne vi presero parte, era la prima Gay Pride Parade che, da allora, commemora alla fine di giugno "la caduta della forcina che si udì in tutto il mondo".

Sull'episodio è stato prodotto nel 1995 un film celebrativo,divertente, ironico ma anche pieno della malinconia per i metodi e le motivazioni delle aggressioni: Stonewall.

Demoiselle Tucano ha detto...

Io vorrei anche trovare informazione, politica, volontà di condivisione; vediamo se in Italì sapremo essere insonsistenti come solo noi sappiamo. In questo caso mi dispiacerebbe più del solito. Mi chiedo se ci sarà ostruzionismo da parte delle autorità visto il Governo che è abbiamo fatto in modo di avere.

ROSA E OLIVIER ha detto...

Piú giú, in fondo alla Tuscolana...passavo per un saluto!

CarneVioletta ha detto...

ho una maglietta per il Pride che dire figa è dire poco, ve lo dico

Manu_Ale ha detto...

E non ce la fai vedere??

BUON PRIDE A TUTTI!!!
(sfilerò in spirito)

Demoiselle Tucano ha detto...

Non ho capito eh, uno sfila e poi?

Nicoleugenia ha detto...

Insomma, comu fu?